Artigiani a rischio estinzione

Secondo i dati elaborati dalla CGIA di Mestre, nei prossimi 10 anni si rischia di perdere più di 385 mila posti di lavoro tra le professioni artigiane. Sarà sempre più difficile trovare un sarto, un tappezziere o un falegname. A rischio di estinzione sono tutte le professioni manuali dell’artigianato e dell’agricoltura che fanno parte della tradizione produttiva  italiana.

Nella lista dei mestieri a rischio estinzione troviamo anche i lavoratori legati alla filiera del tessile e i lavoratori che operano in allevamento.

Si segnalano problemi anche per tutte quelle figure legate alla collaborazione domestica, ai servizi di pulizia e alla raccolta di rifiuti, così come tra gli autisti di autobus, tram, camion e mezzi pesanti.

Ma l’elenco delle professioni a rischio sembra davvero infinito, se aggiungiamo anche i muratori, gli artigiani e specializzati nella riparazione di radio e televisioni, i carrozzieri e molti altri ancora.

Secondo Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, in Italia domina “un modello culturale che contrappone il sapere al saper fare, la conoscenza teorica alle competenze tecniche e pratiche. Con il risultato che i giovani non trovano lavoro e le aziende non riescono ad assumere lavoratori”.

Secondo il segretario della Cgia, Bortolussi, “è difficile trovare una soluzione che in tempi ragionevoli sia in grado di colmare un vuoto culturale che dura da 30 anni. Innanzitutto bisogna rivalutare da un punto di vista sociale il lavoro manuale e le attività che offrono queste opportunità. Per questo è necessario avvicinare la formazione scolastica al mondo del lavoro. Bisogna fare una vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”.

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